Sunday, January 29, 2006

Alice...

"Alice. Una meraviglia di paese", l'ultimo spettacolo di Lella Costa, è di una bellezza rara. Di quegli spettacoli che te ne esci dal teatro con il cuore e la testa pieni di carburante.

*Lella Costa in ALICE - UNA MERAVIGLIA DI PAESE*
di Lella Costa e Giorgio Gallione

La domanda, inevitabilmente, è e sarà: perché? Perché Alice? La risposta carrollianamente corretta potrebbe essere, ovviamente: "perché sì", o in alternativa "perché no?" Ma questa Alice non viaggia soltanto nei paesi delle meraviglie e attraverso gli specchi della fantasia sfrenata e della totale libertà d'invenzione linguistica; questa Alice non è soltanto la bambina bionda e appena un filo saccente, croce e delizia di un signore geniale e visionario dalla reputazione, ahimé, fatalmente ambigua: è anche altro. E' il salvacondotto per ogni possibile esplorazione delle parole, del linguaggio e del metalinguaggio, del gioco e del metagioco, della musica in ogni accezione. E' il simbolo di qualcosa, di tante cose che hanno popolato i sogni e i viaggi di tanti esploratori contemporanei; e di tante avventure. E' la radio che da Bologna negli anni settanta raccontava in diretta il mondo che esplodeva. E' quella che si faceva il whisky distillando i fiori, che non abita più qui (se mai qui è stata), quella nel cui ristorante stasera nessuno è felice (e d'altra parte, nel suo ristorante si può avere tutto quello che si vuole, a parte lei, no?), quella che guarda i gatti e viaggia nelle città. E' il nome che oggi si ritrovano addosso tante giovani donne che sono nate quando i loro genitori pensavano che il mondo si potesse cambiare, o almeno colorare in un altro modo. E' il più visionario ( e meno infantile) dei film di Walt Disney. E' tutte noi ragazze che a ogni età e in ogni situazione ci sentiamo vagamente a disagio, o fuori posto, troppo grandi o troppo piccole o magre o grasse, comunque inadeguate, comunque incapaci di scegliere la parte giusta del fungo, la cosa giusta da fare. E' il nonsense, il surreale come sublime piacere del paradosso, ma anche come grimaldello per esplorare e raccontare alcuni luoghi dell'indicibile contemporaneo: per esempio il carcere, per esempio la sofferenza psichica. Per accompagnare la mia Alice in questa meraviglia di paese ho chiesto l'aiuto sapiente di Giorgio Gallione, che la insegue praticamente da sempre, e di Antonio Marras, che crea poesia e ironia in forma di abiti. Per farla danzare, ho pensato a Stefano Bollani. Non so se sono riuscita a spiegare il perché di questa scelta: ci proverò sul palcoscenico. Adesso, per dirla con Tom Waits - e chi meglio di lui? - "all that I can think of is Alice". Lella Costa

1 Comments:

Anonymous Anonymous said...

ciao sono quello di fotoart.splinder.com volevo ringraziarti della visita! Il tuo blog lo trovo davvero notevole complimenti!
AlexPhoto

1/30/2006 1:59 AM  

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