Traslocando
Chiudo il portone e il tonfo rimbomba nel silenzio del palazzo. Trasporto le ultime due borse pesanti lungo la via, fino all’automobile. Davanti alla grande pizzeria dei turisti vedo un little tony giapponese piuttosto buzzurro che inveisce con parole secche contro una donna più giovane di lui.
Lei sta immobile mentre il tizio alza improvvisamente un braccio con un movimento brusco, tagliando l'aria. Lascio andare le borse e mi avvicino preoccupato alla coppia. Gli occhi di lei sono d'acqua e mi chiedono aiuto. Il giapponese col ciuffo cotonato si gira verso di me, sempre col braccio alzato, ringhiando come un bulldog. Non sono buono a menare le mani e sinceramente non ne ho proprio voglia. Mi aspetto il suo manrovescio e sono già pronto a riceverlo. La ragazza fugge dentro la pizzeria gigante e il bulldog giapponese abbassa il braccio lentamente guardandomi come se fossi una caccola. Effettivamente non sono un belvedere: pallido e sudato, spettinato e ancora col fiatone per via delle scale salite e scese ripetutamente con le borse pesanti.
La sera, a letto, mi torna in mente la scena. Ripenso alla giovane donna e spero per lei che tutto si sia risolto per il meglio. Poi vado oltre e mi disegno in testa anche un lieto fine: per fuggire dall'orco brutto e cattivo la principessa orientale si rifugia nella cucina della grande pizzeria dove incontra un pizzaiolo indiano di cui si innamora perdutamente. Sogno anche di rincontrarla dopo qualche anno: mi ringrazia, giurandomi di non essersi mai dimenticata di me. Poi mi presenta i due bambini che la accompagnano. Il maschio porta il mio nome…
Mi sveglia la suoneria del telefonino. È un messaggio di Alessia, direttamente da Restau, nel sud della Francia. Mi dice che il clima è caldo e sente i grilli dalla finestra. Domani inizia la vendemmia. Sono in aperta campagna, mi scrive, ed è bellissimo.
Mi stendo nuovamente. Sorrido e chiudo gli occhi. Faccio a memoria tutto il corridoio, fuori dalla mia stanza, esco di casa e immagino tutta la strada illuminata dalla luna, supero i muri sbrecciati, i muri di pietre, le file di case, supero i rumori delle auto, abbandono la strada e attraverso i campi. Mi fermo e li ascolto: sono i grilli. Sono un'orchestra e stanotte cantano in francese.
Sono in aperta campagna.
17 Comments:
meno male che sei tornato.. adesso leggo con calma. il merlo è un altra piccola storia per monipodio. poi ti farò vedere :)
little tony giapponese è da disegnare...
bentornato!
ps:ma sai che mi sei mancato??!!
oh, fran. il filgio della donna, con il tuo nome.
...egocentrico! ;))
fede, e pensa che poi mi riaddormento e scopro che anche la bambina porta il mio nome e in realtà è mia figlia :)
ciao ape!
scrivi benissimo davvero...una scrittura vibrante ed educata.
ti piaglia il desiderio di paternità?????
potrebbe essere questo!
tra parentesi
(riuscissi a scrivere bene... ne sbaglio sempre una!)
grazie giuseppe!
federica, in realtà poi scopro che è mia madre!
Ciao ! Grazuie per la visita e per la segnalazione...vado in giro a bullarmi un po'!
olè. finalmente qualcosa di bello da leggere!
mi si apre il cuore a leggere queste cose di prima mattina.
grazie e spero di rivederti presto.
nessuno si complimenta per il disegno?
bhè allora lo faccio io!
ciao
ma che vordi' "ci si doma pome"??? che vordi'?????
ragazzi, sempre bello leggervi qui!
fede, tradotto in italiano vuol dire "ci si vede domani"
:)
anzi, "ci si vede domani pomeriggio"
ecco
ah: ...se beccamo domani a' 'e scinque!
(romacapoccia slang)
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