Cercando di accordare una matita

Studio su Art Blakey.
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parole e disegni
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Il vecchio gatto orbo, con la giacca gettata al fianco in una fiacca sgualcita, se ne sta abbandonato a fare il sacco di patate sulla poltrona di velluto del cinema storpio. Sullo schermo, i pesci agili che fuggono sotto i portici sono gli occhi tra i capelli della donna che aspetta sola.
Riconosci nel gatto tigrato di stravacco felpato, il maestro dei palazzi, esploratore di condomini, poeta malato di bronchite cronica: bronchi infiammati di parole miste a catarro. Lo riconosci ma non lo saluti, te ne rimani al tuo posto, dietro, in questa vita, nella guerra tra cani e porci, come etichetta debole di una bottiglia forte. Lui t’ha nascosto sotto il cappello una lettera che non leggerai, perché chi scappa da un cinema dimentica sempre qualcosa al buio. Non cercare di capire, avresti letto, invece di soffrire di mal di cuore e sentire allo stomaco il rumore dei tram, diventare in fretta il fumo di un ago bruciato a non lasciare tracce, sentire nella corsa il sangue al naso e lasciare la notte buia dopo i fari, dopo la curva, per sparire in altra notte, e in altra notte, ancora.
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